lunedì 23 luglio 2012

Buste paga : +29 euro dal 2000 al 2010. Cresce il divario tra Nord e Sud


Buste paga al ralenti. Le retribuzioni medie reali nette sono aumentate solo di 29 euro dal 2000 al 2010: in pratica, sono passate da 1.410 a 1.439 euro (+2%). 
 Una crescita limitata su cui incidono la crisi e alcune limatire effettuate negli anni sul fronte del pubblico impiego. Ma aumenta soprattutto il gap tra Centro-nord e Sud-isole: l'incremento è stato del 2,5% contro lo 0,7 per cento. In termini reali al centro-nord si è passati da 1.466 euro del 2000 a 1.503 euro del 2010, con un aumento di 37euro; mentre nel mezzogiorno le retribuzioni passano da 1.267 euro a 1.276 euro, con una crescita di soli 9 euro.
 Rispetto alla media nazionale le retribuzioni si attestano a un +4% per i lavoratori del Centro-nord e -10,1% per quelli di Sud e isole, mentre 10 anni dopo di arriva a +4,4% e -11,3 per cento.
In generale la crisi ha influito sulle buste paga di tutti i lavoratori. Le differenze restano notevoli anche tra i due sessi; con gli uomini che sono passati da 1.539 euro a 1.586 euro (+47 euro), e le donne, che partivano da 1.220 euro e sono arrivate e 1.253 euro (+35 euro).

venerdì 20 luglio 2012

DECRETO SVILUPPO 2012

LE NOVITA' PER L'EDILIZIA

La detrazione Irpef per le spese di ristrutturazione edilizia,passa dal 36% al 50% con un aumento delle spese agevolabile su ogni unità immobiliare su cui vengono effettuati gli interventi di ristrutturazione edilizia che dai precedenti 48.000 viene elevata agli attuali 96.000 euro.
Ristrutturazioni: sconto dall'Irpef pari al 50% delle spese sostenute per la ristrutturazione per un importo max di spesa di € 96.000 e un importo max di detrazione di € 48.000 (cioè il 50% di 96.000).
La nuova aliquota parte del giorno di entrata in vigore del decreto, quindi a chi ha dei lavori in corso conviene aspettare a pagare (per gli acconti già pagati si applica l'aliquota del 36%)
L'importo deve essere indicato nella dichiarazione dei redditi a partire dall'anno successivo ed è detraibile in 10 anni per tutti i contribuenti con meno di 75 anni di età, in 5 anni per i contribuenti con meno di 80 anni
e in 3 anni per i contribuenti con più di 80 anni.

Novità anche per la detrazione Irpef per il risparmio energetico che doveva terminare il 31 dicembre 2012 ma che il D.L. 83/2012 ha prolungato di sei mesi, con una minima riduzione dal 55 al 50%, per cui, tra il 1 gennaio 2013 e fino al 30 giugno 2013, il bonus in questione scenderà di 5 punti percentuali, e dopo tale data si attesterà al 36%.
Risparmio energetico: sconto dall'Irpef per le spese sostenute per interventi mirati al risparmio energetico nelle abitazioni pari al:
• 55% fino al 31 dicembre 2012;
• 50% fino dal 1° gennaio al 30 giugno 2013;
• 36% dopo il 30 giugno 2013.
L'importo deve essere indicato nella dichiarazione dei redditi a partire dall'anno successivo ed è detraibile (con rate di uguale importo) in 10 anni per tutti i contribuenti (a differenza del bonus 36%, non ci sono riduzioni di durata per gli over-75).

giovedì 19 luglio 2012

Cartelle esattoriali, diminuiscono gli interessi di mora

 

Cartelle esattoriali, diminuiscono gli interessi di mora
  • Dal prossimo 1° ottobre le cartelle di pagamento portate in cassa dopo sessanta giorni dalla notifica sconteranno interessi di mora più leggeri di circa mezzo punto percentuale. Il provvedimento è stato deciso dal direttore dell’Agenzia delle Entrate che, a seguito della flessione dei tassi bancari attivi registrata lo scorso anno dalla Banca d'Italia, ha rideterminato il tasso d'interesse annuale da applicare, passato così dal 5,0243% al 4,5504%.
  • E’ l’articolo 30 del Dpr n. 602/1973 a prevedere che, passati 60 giorni dalla notifica della cartella di pagamento, sulle somme iscritte a ruolo, tolte le sanzioni pecuniarie tributarie e gli interessi, si applicano, a partire dalla data della notifica e fino alla data del pagamento, gli interessi di mora, il cui tasso deve essere determinato annualmente con decreto del ministero delle Finanze, tenendo conto della media dei tassi bancari attivi. Il testo del provvedimento è disponibile sul sito internet dell’Agenzia delle Entrate(http://www.agenziaentrate.gov.it/)
 
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mercoledì 18 luglio 2012

Entra in vigore mercoledì 18 luglio la riforma del lavoro


Cosa cambierà nella vita di tutti i giorni? Difficile ancora a dirsi, sia per via delle annunciate modifiche, sia perché bisognerà aspettare qualche tempo per vedere come gli attori in campo (principalmente lavoratori e aziende) reagiranno alle nuove norme e quali comportamenti adotteranno per rispettarle o (come accade spesso in Italia) aggirarle.
In base al testo approvato, con le nuove leggi, sono soprattutto alcune tipologie di lavoratori che sentiranno il cambiamento, nel bene o nel male. Vediamone alcune delle principali.
Innanzitutto coloro che sono oggi costretti ad aprire una partita IVA per fare un lavoro sostanzialmente da dipendente, con tanto di orari di entrata e uscita dall'ufficio, con le nuove norme dovrebbero passare, se il datore di lavoro deciderà di mantenere il posto, a un contratto subordinato vero e proprio, con tutte le garanzie che esso comporta (assenti dalla tipologia di lavoro autonomo). Per far scattare la presunzione di irregolarità per le partite IVA ora si devono verificare almeno due delle seguenti condizioni: durata della collaborazione superiore a 8 mesi, compenso equivalente a più dell'80% del reddito annuale del lavoratore, postazione fissa in una delle sedi del committente. Questa stessa presunzione di illegalità, che andrà poi confermata o smentita dalle parti, non si applica a lavori in cui è richiesta una professionalità elevata, quelli che portano a un reddito complessivo annuo di più di 18mila euro per il lavoratore e, naturalmente, per le attività svolte da professionisti iscritti agli albi.
Per quanto riguarda i precari senza partita Iva, la riforma Fornero pone alcuni paletti ai contratti a progetto e a quelli a tempo determinato. Per quanto riguarda i primi, andrà sempre indicato, appunto, un progetto specifico che non potrà più corrispondere all'oggetto sociale dell'azienda, ma dovrà essere reale e indirizzato a un risultato finale che andrà indicato sul contratto stesso, non potranno essere la mera esecuzione di compiti ripetitivi che possono rientrare in contratti collettivi nazionali e non si potranno più svolgere secondo le stesse modalità dei contratti subordinati. Per quanto riguarda i lavoratori assunti a tempo determinato, potranno essere assunti senza specificare la causale solo nel primo contratto, che potrà durare al massimo 12 mesi, non potrà essere prorogabile e potrà proseguire oltre la scadenza solo per altri 30 (se di durata inferiore ai 6 mesi) o 50 giorni (se di durata superiore ai 6 mesi). Tra un contratto e l'altro dovranno passare almeno 60 (per i contratti di 6 mesi) o 90 giorni (per i contratti di durata superiore). Le durate intermedie tra i contratti sono comunque tra i principali argomenti al centro delle proposte di modifica.
Per quanto riguarda invece le agenzie per il lavoro e i contratti di somministrazione, una delle tipologie che maggiormente ha contraddistinto lo sviluppo del precariato in Italia, con le nuove regole, vale più o meno quanto detto per i lavoratori a tempo determinato, quindi la possibilità di non specificare la causale del contratto solo per il primo rapporto di lavoro, di durata inferiore ai 12 mesi. Viene poi impedito alle agenzie per il lavoro di somministrare lavoratori svantaggiati a condizioni retributive peggiori rispetto a quelle normali in cambio di formazione e inserimento lavorativo e di fornire apprendisti con contratto a termine.
Per tutte le forme di lavoro a termine, ci sarà poi a carico del datore di lavoro un'aumento dell'1,4% dell'aliquota contributiva, che andrà a finanziare una delle creature più importanti della riforma, l'ASPI - Assicurazione Sociale per l'Impiego.
Questo, nelle intenzioni del legislatore, dovrebbe spingere le aziende a fare un maggior uso dell'apprendistato e, successivamente dei contratti a tempo indeterminato, rispetto alla giungla dei contratti a progetto che ha caratterizzato in questi anni l'esistenza di troppe persone, giovani soprattutto, ma non solo. Il tempo ci dirà se quest'obbiettivo verrà raggiunto, soprattutto visto che ancora, allo stato attuale, a fronte di queste nuove norme, nessuna misura è stata presa dal governo per sostenere l'economia, e quindi le imprese. In questo momento di crisi e a condizioni invariate si può quindi ipotizzare, con pessimismo, che queste ultime saranno portate maggiormente a tagliare i costi rappresentati dai lavoratori, piuttosto che stabilizzare le loro posizioni.

AGEVOLAZIONI PER MUTUO

Mutuo troppo caro? «Ci sposiamo per ridurre lo spread». Ma le banche fanno finta di non saperlo

(Corbis)

Come funziona il fondo
 Il fondo è riservato all'acquisto dell'abitazione principale per un ammontare non superiore a 200mila euro. Il vantaggio risiede nel fatto che lo Stato garantisce per il 50% dell'importo del mutuo. In questo modo il reddito degli aspiranti mutuatari deve coprire solo l'altra metà del mutuo e, quindi, le chance di avere il prestito aumentano. A chi è rivolto? Possono aderire al fondo: giovani coppie coniugate (con o senza figli) o nuclei familiari anche mono genitoriali con figli minori. A condizione che entrambi abbiano meno di 35 anni e che il reddito Isee non sia superiore a 35mila euro. Inoltre, non più del 50% del reddito complessivo imponibile ai fini Irpef deve derivare da contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato (in sostanza il 51% del reddito deve essere "precario").