La tassa sui servizi che dal primo gennaio sostituirà Imu e Tares sarà
federalista, ovvero saranno i Comuni a decidere come e quanto si
pagherà. Grazie al tetto che il governo imporrà alle aliquote, il peso
sulle tasche dei cittadini non dovrebbe superare quello dell’attuale tassazione sulla casa,
ma molto resta ancora da definire. Il lavoro andrà avanti fino alla
legge di stabilità dove saranno inseriti tutti i dettagli. Il governo ha
comunque spiegato che la service tax si baserà su due
componenti. La prima – Tari – è di fatto quella che sostituisce la
Tares. Sarà dovuta da chi occupa, a qualunque titolo, locali o aree
suscettibili di produrre rifiuti urbani. Le aliquote, calcolate in base
ai metri quadrati, saranno parametrate dal Comune a propria
discrezionalità ma nel rispetto del principio comunitario “chi inquina
paga”. La seconda componente – Tasi - sarà, ha
specificato il governo, a carico di chi occupa fabbricati e sarà il
corrispettivo pagato per i cosiddetti servizi indivisibili, come
l’illuminazione o lo stato dello strada. Anche in questo caso sarà il
Comune ad avere la massima flessibilità potendo scegliere come base
imponibile o la superficie o la rendita catastale.
La seconda parte della service tax sarà a carico sia del proprietario
(in quanto i beni e servizi pubblici locali concorrono a determinare il
valore commerciale dell’immobile) che dell’occupante (in quanto fruisce
dei beni e servizi locali). Due infografiche di Centimetri sulla service tax:
Gli approfondimenti del Tesoro sulle possibili soluzioni per la riforma
dell’Imu avevano evidenziato che l’introduzione della service tax
sarebbe con ogni probabilità risultata ”neutrale dal punto di vista
finanziario”, anche tutelando le famiglie, proprietarie e locatarie, più
bisognose o numerose. In assenza di agevolazioni per i redditi più
bassi, infatti, il gettito dell’Imu ad aliquota standard (circa 3,4
miliardi di euro) e la contestuale eliminazione della maggiorazione
Tares (valutato in 1 miliardo) sarebbe assicurato da un’aliquota
dell’1,9 per mille della nuova service tax (4,3 miliardi). Introducendo
invece agevolazioni per tenere conto delle situazioni soggettive di
svantaggio, si potrebbero incassare altrettanti 4,3 miliardi con
aliquote variabili tra 1,9 e 3,4 per mille, in dipendenza della
modulazione dell’agevolazione concessa.
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